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lunedì 21 novembre 2011

Matteo Renzi: un potenziale leader nazionale?



Premessa
Secondo un sondaggio di Demopolis fatto fra il 26 e il 28 ottobre 2001,  Matteo Renzi, attuale Sindaco di Firenze e promotore della riunione tenuta alla stazione Leopolda dal 29 al 31 ottobre,  è conosciuto dal 66% degli italiani, in forte crescita rispetto a due anni prima, quando era noto solo al 25%. (E’ presumibile che dopo tale evento la notorietà sia ulteriormente aumentata).
Ha molta o abbastanza fiducia in lui il 49% degli elettori, mentre il 39% ne ha poca o nessuna
Il suo consenso è molto trasversale, in quanto si pronunciano a suo favore: il 44% degli elettori di centrosinistra, il 47% di quelli di centro e il 48% di quelli di centro destra. Secondo la società che ha condotto il sondaggio si tratta di un caso unico in un sistema politico sempre più polarizzato.

Aspetti  positivi

La trasversalità dei suoi consensi è un fatto dirompente nell’attuale quadro politico ed è causa di valutazioni molto differenziate sul “fenomeno Renzi”, che cercherò di sintetizzare nel seguito.
I punti di  forza sono, a mio avviso, i seguenti:

-    L’aver messo in discussione l’attuale funzionamento del partito democratico, sfidando apertamente l’”establishment”
Il coraggio di Renzi è indubbio, se si pensa che il PD non ha mai tollerato molto i dissenzienti, per antica cultura di c.d. “centralismo democratico”. Renzi ha detto chiaramente che la logica per cui i funzionari di partito danno le istruzioni agli amministratori locali che poi devono spiegarle al popolo elettore, forse andava bene nel secolo scorso, ma oggi va sostituita con un meccanismo di partecipazione diffusa, usando anche le moderne tecnologie. Alla Leopolda si è parlato di Wiki-PD, cioè di un partito che interagisce anche in rete e  che consente a tutti gli interessati di discutere e approfondire le “cento idee” nate in quel convegno.

-     L’aver chiesto un cambio generazionale e un rinnovo periodico della classe dirigente
Come quasi tutti i partiti anche il PD presenta da 20/30 anni le stesse facce nei ruoli di leadership. Vi è indubbiamente bisogno di un ricambio anche perchè, come dice Renzi, l’attuale classe dirigente del partito si è caratterizzata, negli ultimi 20 anni circa, più per il suo essere antiberlusconiana che per aver fatto proposte capaci di convincere gli elettori.  Concetto ribadito in un’intervista congiunta  a “Otto e mezzo” su La 7 da Marco Travaglio:  " chi ha tenuto in piedi Berlusconi per oltre tre lustri è la sinistra che non ha saputo costruire un’alternativa credibile". Naturalmente, l’essere giovani non è  né un merito, né una garanzia di rinnovamento, ma è un prerequisito per il ricambio generazionale.
Sul rinnovo periodico della classe dirigente, Renzi  ricorda nel suo libro "Fuori!" (Rizzoli Editore, 2011) che  " lo statuto del PD ci darebbe una mano perchè impone che, dopo tre mandati in Parlamento, ci si faccia da parte per fare spazio ad altri. E' una di quelle norme talmente ben fatte che non la rispetta nessuno". I politici non dovrebbero  considerare la politica come  una carriera “a vita”, ma come un percorso a tempo determinato, dopo il quale tornare nella società civile.

-     L’aver chiesto, come prerequisito per la riduzione della spesa pubblica, il taglio dei costi della politica
Cito sempre dal predetto libro "Sogno un gruppo dirigente che non abbia paura di dire con forza "metà parlamentari a metà prezzo": Perchè il problema sono i costi della politica, ma soprattutto i posti della politica e il troppo stroppia, sempre. Ci sono mille parlamentari. Andrebbero dimezzati, subito......Per non parlare di pensioni e vitalizi:un parlamento che non ha la forza di fare la riforma delle pensioni, si crea una corsia preferenziale dopo appena qualche anno di Montecitorio o Palazzo Madama ". 
Anche se questo taglio non è di per sé risolutivo rispetto alla crisi in atto, esso rappresenta un inderogabile esempio che dovrebbe essere dato da chi è chiamato a chiedere ai cittadini di fare pesanti sacrifici per salvare il Paese dalla bancarotta. Questa richiesta, oggi accettata un pò "obtorto collo" dai vertici del partito, è stata fatta da Renzi quando  il PD concorreva con altri partiti a rigettare gli ordini del giorno presentati dall'IDV su questi temi

- L’aver portato la discussione nel partito fuori dai  temi degli schieramenti e della contrapposizione al “nemico” e dentro i problemi della società
La discussione fatta alla Leopolda ha visto la partecipazione di  molte persone, alcune note e molte no, tratte dai più diversi segmenti della società: amministratori locali, studenti, imprenditori, politici, uomini di cultura, ecc ed è stata seguita, in rete, tramite facebook e i siti online dei giornali, da molte altre, che hanno potuto interagire. E’ stato quindi un esercizio di “democrazia partecipata” che non ha precedenti nel contesto politico nazionale
Le “cento idee” che hanno sintetizzato il dibattito  sono state giudicate da vari osservatori  in modi diversi: alcuni le vedono come un buon punto di partenza per  un approfondimento ed una selezione di quelle prioritarie; altri le vedono come “un minestrone” indigesto,  contenente alcune cose valide, altre da rigettare interamente, altre assolutamente indefinite.

-     L’aver superato i tradizionali confini fra sinistra, centro e destra
In un’intervista dell’1/4/2011 alla trasmissione TV “ Le invasioni barbariche”, Renzi  ha dichiarato “ mi sembra normale che chi fa politica cerchi di convincere anche coloro che fanno parte dell’altro schieramento”, ponendo così il tema di conquistare esplicitamente voti nello schieramento avversario, cosa che nel PD è sempre stata un tabù.
La ricetta di Renzi al riguardo è semplice ma potenzialmente efficace ( lo dimostrano i consensi, riportati nella premessa, che ottiene anche a destra): includere nell’offerta politica del partito alcuni valori e interessi della controparte che sono complementari ai propri ( ad esempio: facilitare la nascita , lo sviluppo  e il corretto funzionamento delle imprese per creare ricchezza  e quindi perseguire anche l’interesse dei lavoratori in termini occupazionali e reddituali) oppure interpretare certi valori fondanti della sinistra, come la giustizia sociale, non in termini di egualitarismo ma di uguaglianza delle opportunità e, quindi, di meritocrazia che è un valore da molti ritenuto, per Renzi erroneamente, appannaggio della destra.


- Possedere senso dell'humour e autoironia  

Il suo libro è piacevole perchè tratta temi seri con serietà ma anche con spirito, dote non comune fra i politici. E' quindi consigliabile a chi voglia approfondire la conoscenza del personaggio, al di là dei luoghi comuni che circolano sul suo conto. 

Rischi e limiti

-         L’inquietante e ambigua presenza, nel suo staff, di Giorgio Gori

Riporto una notizia trovata nel web:

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Ecco chi è l’autore delle 100proposte lanciate da Renzi
Pubblicato il 31 ottobre 2011 da Redazione
Ci eravamo chiesti come e da chi fossero state raccolte le 100 proposte lanciate da Renzi alla Leopolda. Aprendo le proprietà del file pdf, messo online ieri sera sul sito della Leopolda2011, si scopre una possibile risposta (http://leopolda2011.it/100proposte.pdf). L’autore del file è infatti GIORGIO GORI (ex direttore di Canale5 e di Italia1). La redazione del Termometro Politico ringrazia Gianluca Morganti per la segnalazione.


Questa notizia è impressionante perché dimostra, senza ombra di dubbio che Gori, gia Direttore di Canale 5 e di Italia 1, l’uomo che per oltre 11 anni ha diretto le reti di Mediaset, oltre che organizzatore anche mediatico della riunione della Leopolda ,è  quantomeno il “ghost writer” di Renzi o, come molti commentatori suppongono,  l’ispiratore delle proposte  politiche dello stesso. Una sorta di ideologo “dietro le quinte” (per ora).
Che l’impegno politico di Gori sia una cosa seria lo dimostra il fatto che si è dimesso, quasi in concomitanza con la predetta convention, da tutte le cariche operative nel Gruppo Magnolia di cui era fondatore e Presidente, dichiarando di volersi dedicare a una nuova esperienza.
Intervistata al proposito nella trasmissione “Verissimo”  sua moglie, la nota conduttrice del TG 5 Cristina Parodi , ha detto “Quel che è certo è che ha una gran voglia  di poter fare qualcosa, di essere utile all’Italia. Ma da qui a scendere in politica e prendere posizioni si vedrà”: Poi, alla domanda se lei si vedesse bene nei panni di first lady, ha risposto “Magari! In realtà non riesco nemmeno a immaginarmi in questo ruolo. Ma prendo la domanda come un buon augurio”.
Ora, francamente, dopo 17 anni di Berlusconismo, la sola idea di un governo di centrosinistra guidato da Gori, colui che gli amici chiamano “smiling cobra” o “smiling shark”, è qualcosa che fa rabbrividire. Non dimentichiamo che Gori è colui che ha introdotto in Italia la parte più “trash” della televisione commerciale  (dal Grande Fratello all’Isola dei famosi), che ha prodotto un vertiginoso aumento della volgarità, della banalità, e dell’arrivismo nella TV e in chi la segue e se ne fa influenzare (sono molti, purtroppo).
Può darsi che i critici di Renzi che lo immaginino come il “cavallo di troia” mandato dalla destra per conquistare anche la sinistra ( come fatto, a suo tempo con le TV di Stato) facciano solo della fantapolitica. Però devono indurre chi ha a cuore la nostra democrazia a vigilare su cosa si muove nell’entourage di Renzi, per evitare brutte sorprese. Io lo farò
Non vi nascondo che, dopo aver letto quanto ho riportato in precedenza, ho avuto la tentazione d’intitolare questo post: “Renzi e Gori: Dott. Jekill e Mister Hide?”


-         Il populismo e la logorrea

Renzi, come Berlusconi e sia pure con stile diverso, fa appello al cuore delle persone, ai sentimenti  e parla di “sogni” come elemento trainante dell' azione politica, che non può essere solo “amministrazione”. Tende quindi a creare un  forte legame emotivo con il suo pubblico, il che non è un male in sè, ma può diventarlo se la voglia di piacere e di "catturare" l'interlocutore prende il sopravvento sulla concreta proposta politica.
Malgrado Renzi parli spesso della necessità della concretezza, si deve fare un certo sforzo ascoltando i suoi lunghi ( a mio avviso troppo lunghi) discorsi per cogliere l’essenza delle sue proposte. Uno stile più asciutto allontanerebbe la vaga sensazione, che talvolta si prova ascoltandolo, di essere un po’ presi in giro.

Va detto che, nella scrittura, Renzi è più efficace e incisivo che nell'oratoria.

-         L’indecisione sul suo ruolo futuro

Renzi è chiaramente intenzionato  a giocarsi le sue carte alle primarie, chiedendo di superare la norma statutaria che  prevede che il PD abbia come unico candidato il Segretario del partito. Renzi lo chiede, a mio viso giustamente, in nome dell’esigenza prioritaria di un necessario rinnovamento della classe dirigente.

Renzi dice anche che bisogna fare nel partito “un’operazione di verità”, ma  quando si viene al dunque nega di volersi candidare a un ruolo di leadership e dice che alla Leopolda si è lavorato per candidare delle idee, non delle persone.
Si tratta evidentemente di tatticismo politico ma l’escamotage è poco convincente. Se si ritiene all’altezza di fare il candidato del centrosinistra per guidare un possibile governo di quest'area politica, dovrebbe dirlo. Nel suo libro cita, in modo convincente, diversi esempi di decisioni controcorrente e tempestive prese quale candidato prima e poi quale Presidente della provincia e come Sindaco di Firenze. Ora dovrebbe dimostrare di saper tenere lo stesso passo anche nella competizione a livello nazionale, ma per il momento non sembra riuscirvi.


Aree in cui potrebbe prendere voti

Come si è visto in premessa, Renzi  riscuote  significativi consensi in tutte le aree politiche ( in misura inferiore persino nell’estrema sinistra e nell’estrema destra).
Naturalmente tali consensi, per tradursi in voti, devono incontrarsi con una proposta programmatica esplicita, comprensibile e convincente.
L’equilibrio che finora vi è nelle varie aree dovrà essere superato per dar luogo ad un mix in cui l’area di sinistra risulti predominante; altrimenti il significato della candidatura di Renzi sarebbe altamente contradditorio con la sua collocazione politica dichiarata e potrebbe rivelarsi un boomerang.

Alleanze

Se si raggiungesse il miglior bilanciamento trattato nel punto precedente, la presenza di Renzi come politico nazionale sarebbe utile al PD anche in caso di sua sconfitta alle primarie, in quanto sarebbe in grado di intercettare, come “ala destra” del partito, molti elettori del centrodestra stanchi della lunga e fallimentare stagione berlusconiana.  L’alleanza con il Terzo Polo sarebbe facilitata da una presenza moderata e innovativa all’interno del maggior partito della sinistra.
Se però dovesse sfaldarsi il PDL, tale allenza sarebbe rimessa in discussione.




Conclusione

Lascio la parola a Michele Serra che, nella sua rubrica “L’amaca” , nen”La Repubblica”  del 1/11/2011 azzarda questo pronostico:
“ Ipotesi infausta: Renzi è il più riuscito tentativo di creare un “ Berlusconi di centrosinistra”. Molta confezione, dunque, e poco contenuto: esattamente come l’originale. Ipotesi fausta: Renzi è, con una ventina d’anni di ritardo, il nostro Tony Blair, traghettatore delle forze progressiste dal secolo ideologico a quello post-ideologico, con tutti i pro e i contro del caso. Niente di entusiasmante, ma qualcosa di nuovo e di spiazzante, sì: Quanto ai vent’anni di ritardo, non sarebbe colpa sua ma di un Paese che ha viaggiato, ultimamente, in costante retromarcia.. Un Tony Blair, anche usato, per un’Italia così conciata sarebbe un lusso”.

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Renzi mi piace assai più di Montezemolo come "nuovo leader", non solo per ragioni anagrafiche: non ha il conflitto d'interessi che condiziona Montezemolo, ha le buone caratteristiche che hai descritto e, a differenza di altri leader della sinistra, non ha commesso l'errore madornale di demonizzare l'avversario, cosa che ha sempre avvantaggiato Berlusconi.
Ho una curiosità: dato che non hai parlato della famosa "gita ad Arcore" di Renzi, vorrei sapere cosa ne pensi.
Manuela

roberto ha detto...

Rispondo a Manuela:

Devo dirti che la "gita ad Arcore" mi ha suscitato inizialmente molta perplessità, perchè sembrava confermare le accuse che venivano fatte a Renzi di "intelligenza col nemico" ed anche per la presenza di Gori nel suo entourage, che poteva insinuare ulteriori dubbi.
Tuttavia, dopo aver sentito quanto Renzi ha detto nella trasmissione di Fazio "Che tempo che fa" e aver letto il suo libro, mi pare che il suo ragionamento sia plausibile: sarebbe improprio che un Sindaco invitato a colloquio dal Capo del Governo per trattare temi riguardanti la sua città si rifiutasse per il luogo d'incontro prescelto o pretendesse di cambiarlo per non apparire troppo compiacente: sarebbe un segno di arroganza e di scorrettezza istituzionale.
D'altronde nel suo libro Renzi ricorda che sei mesi prima Bersani aveva testualmente dichiarato "Pur di fare le riforme andrei ad Arcore anche a piedi", il che taglia la testa al toro della polemica.

Anonimo ha detto...

Renzi ha buone qualità ma mi pare che il suo "peso specifico" non sia tale, al momento, da fargli assumere il ruolo di premier.
Penso che, se interloquisse con Merkel e Sarkozy, ne risulterebbe schiacciato. Diamo tempo al tempo.
Max

roberto ha detto...

Rispondo a Max:

Renzi ha mostrato, sfidando l'establishment, di non avere timori reverenziali; credo che non li avrebbe neppure nei confronti di Merkel e Sarkozy.
Ha l'aspetto di un ragazzino ma è un politico navigato, avendo iniziato a operare in questo campo a 19 anni.Inoltre è uno dei sindaci più apprezzati d'Italia.
A mio avviso, se risolve i problemi che ho segnalato nel post, può farcela.

Roberto

Giuseppe Valoppi ha detto...

Il personaggio è interessante, di sicuro rompe gli schemi ma o è troppo furbo o viaggia almeno vent'anni avanti alla politica Italiana.
Non credo sarà oggi il leader della sinistra perchè il PD gli farà terra bruciata.
Secondo me, e non offendetevi, ha più chances se si schiera al centro.
Vedremo un po'

roberto ha detto...

Rispondo a Giuseppe:

Sono d'accordo che il PD tenterà di far terra bruciata intorno a Renzi, ma non è detto che ci riesca: se questo partito si appellerà al suo statuto per mettere nelle primarie di coalizione solo Bersani, dimostrerà di avere paura di Renzi e probabilmente perderà le primarie; se, invece, ammetterà Renzi o in eventuali primarie di partito o in quelle di coalizione, ci potranno essere delle sorprese.